Mork e Mindy: Il Funambolo nel Cielo

Fu un fatto singolare, certo. Di quelli che nessuno racconta volentieri, forse per paura di sembrare sciocco, forse perché certi fenomeni, una volta nominati, diventano più reali, più concreti.

Accadde a Boulder, una cittadina tranquilla, senza particolari velleità di gloria o tragedia. Eppure, in una sera qualunque, con le luci che si spegnevano piano nelle case, qualcuno vide qualcosa nel cielo.

Un uomo.

Un uomo che scendeva.

Non un aereo, non una stella cadente. No, un uomo in tuta rossa e argentata, che scivolava piano, troppo piano, come se fosse sostenuto da un filo invisibile.

E Mindy, la ragazza dell’edicola all’angolo, la vide per prima.

L’Ospite

Diceva di chiamarsi Mork.

Non aveva bagagli, né documenti. Sorrideva spesso, con una bocca troppo larga e una luce liquida negli occhi, e parlava con una voce strana, oscillante.

«Tu sei Mindy,» disse.

Lei non ricordava di esserglielo detto.

Lo portò a casa sua. Per pietà, per curiosità. O forse perché quando lui parlava era difficile dire di no.

All’inizio tutto parve normale. Certo, lui era strano, ma in un modo quasi comico. Faceva domande strane—«A cosa serve il tempo?», «Perché gli uomini sognano?»—e rideva nei momenti più inopportuni, ma si poteva sopportare.

Poi, però, Mindy si accorse di alcuni dettagli.

Non mangiava mai. Non dormiva mai. E il suo riflesso negli specchi sembrava sempre un po’ in ritardo.

Una sera lo trovò seduto immobile in cucina, con gli occhi fissi su qualcosa di invisibile, e capì.

Non era un uomo.

Le Ombre nei Corridoi

Cominciò tutto con piccoli cambiamenti.

Gli orologi della casa smisero di funzionare, come se il tempo avesse perso il senso. Le stanze sembravano più grandi di quanto ricordasse. E ogni tanto, nel cuore della notte, sentiva passi nei corridoi.

«Mork…» sussurrava.

Lui rideva, sempre.

Ma c’erano altre cose. Piccole ombre nere ai margini della vista. Suoni come sussurri dietro le pareti. Il suono di una radio accesa in una lingua che non esisteva.

Poi, un giorno, Mindy aprì la porta di casa e trovò qualcuno che non ricordava di aver fatto entrare.

Un uomo pallido, magro, vestito come Mork. Sedeva sul divano, immobile. Non parlava, non guardava.

«Chi è?»

Mork sorrise.

«Un amico.»

Il Circo nel Cielo

Una notte, Mindy si svegliò. Il televisore era acceso, sebbene lei fosse certa di averlo spento.

Sul video tremolava un’immagine: una città vuota, inondata di luce grigia.

E poi il cielo.

Un cielo pieno di loro.

Decine di uomini in tute argentate, sospesi sopra le case, come funamboli invisibili. Galleggiavano nel buio, silenziosi, aspettando.

La voce di Mork arrivò da dietro di lei, morbida, lenta.

«Stanno arrivando.»

Mindy si voltò.

E la vide.

La sua faccia.

Non riflessa in uno specchio, ma fuori dalla finestra, appesa nel vuoto, con la bocca aperta in un sorriso impossibile.

La Sparizione

Il giorno dopo, Mindy non si fece vedere al lavoro.

La porta della sua casa era aperta, la luce accesa, la cena ancora sul tavolo.

Ma di lei, nessuna traccia.

Nessuno la cercò troppo a lungo. Dopo tutto, cose strane succedono, e la gente dimentica in fretta.

Solo una vecchia del quartiere raccontò di aver visto, quella notte, qualcosa muoversi nel cielo.

Un filo invisibile.

Un uomo in tuta rossa e argentata.

E una donna che rideva, rideva, rideva, mentre veniva portata via.

Nessuno le diede ascolto.

Ma ogni tanto, nelle sere di vento, qualcuno giura di sentire ancora quella risata, venire dall’alto, da un punto indefinito nel cielo.

Un suono di festa.

O di disperazione.

Nanu-Nanu.